L'onnipotenza e la misericordia di Dio

Scritto da Elisabetta Speranza on . Postato in Compagni di viaggio, articoli e studi

 

Un Dio che sacrifica il suo Figlio unigenito sulla croce per la salvezza delle sue creature non può che essere un Dio misericordioso. Per cui, anche se accade spesso che Dio venga percepito come lontano o assente da noi e dai nostri affanni, sarebbe sufficiente credere nel valore salvifico di questo supremo sacrificio divino per trasformare la nostra percezione in una percezione di vicinanza e di amore incondizionato verso di noi. Ma accade anche che Dio possa esser percepito come troppo invadente e che i suoi comandamenti possano essere recepiti come troppo restrittivi della nostra libertà. In sostanza, è la sua onnipotenza che può rendere inquieto e scontento l’uomo nella quotidianità della sua vita. Il papa, però, spiega che «dobbiamo imparare che l'onnipotenza di Dio non è un potere arbitrario, perché Dio è il bene, è la verità e perciò Dio può tutto ma non può agire contro il bene, non può agire contro la verità, non può agire contro l'amore e contro la libertà» (Dio onnipotente e misericordioso è il custode della nostra libertà, in L’Osservatore Romano, 26 luglio 2009). Certo, il potere infinito di Dio è un potere di giustizia ma è anche, in egual misura, un «potere di grazia e misericordia».

La peculiarità dell’onnipotenza divina è che essa viene esercitandosi non per arbitrio o per capriccio, non per volontà distruttiva o vendicativa, ma per amore gratuito e illimitato. Ed è per questo amore che Dio non può non essere anche giusto. Poiché, come osserva il papa, «nel mondo esiste un oceano di male, di ingiustizia, di odio, di violenza, e le tante vittime dell'odio, dell'ingiustizia, hanno diritto che sia fatta giustizia….Dio non può ignorare questo grido dei sofferenti, che sono oppressi dall'ingiustizia» (Ivi), ove però la giustizia divina non contraddice la divina disponibilità a sempre perdonare, perché Dio rimane sempre disposto a perdonare sino a quando le sue creature non intendano pervicacemente e insanabilmente perseverare nell’errore e nella colpa e arrecare danno ai propri simili. Il perdono e la misericordia di Dio sono dunque parte integrante della sua giustizia anche se la sua giustizia infinitamente amorevole e misericordiosa non può esaurirsi in forme di misericordia in cui alla fine colui che si è sempre sforzato di essere giusto non si distingua più da chi sino alla fine ha voluto battere sostanzialmente la via dell’empietà.  

L’uomo, sorretto dalla grazia divina, può essere misericordioso. Dio, invece, è misericordioso in quanto onnipotente, in quanto fonte di misericordia, di misericordia illimitata ma non indiscriminata, di misericordia in un originario ed eterno spirito (divino) di verità e di giustizia. La misericordia di Dio, pertanto, non può mai essere arbitraria: gratuita e illimitata sempre, arbitraria e indiscriminata mai, «perché», come già si è detto, «Dio è il Bene, è la Verità, e perciò Dio può tutto, ma non può agire contro il bene, non può agire contro la verità, non può agire contro l'amore e contro la libertà, perché Egli stesso è il bene, è l'amore, e la vera libertà. E perciò tutto quanto egli fa non può mai essere in contrasto con verità, amore e libertà. È vero il contrario. Egli, Dio, è il custode della nostra libertà, dell'amore della verità» (Ivi). Dio è amore, ma proprio per questo motivo Dio non può essere ingiusto; Dio è misericordioso, ma proprio per questo, dal principio alla fine, non potrà trattare i suoi figli in modo realmente (e contrariamente alle apparenze) diseguale e sulla base di criteri oggettivamente e manifestamente iniqui.

Proprio perché Dio è onnipotente noi possiamo stare tranquilli, possiamo essere certi che ci sarà dato tutto quello che, agli occhi indefettibili di Dio, avremo meritato e anzi più di quel che avremo meritato. Se Dio è onnipotente non può sbagliare, non può sbagliarsi né per difetto né per eccesso, non può peccare di parzialità nei riguardi di questo o quell’individuo, neppure quando si assume la responsabilità di affidare compiti particolari a qualcuno. Dio, essendo onnipotente, ama tutti nello stesso modo ma rimane naturalmente libero di elargire un di più di amore a tutti coloro che, al di là di ogni professione ufficiale o pubblica di fede, sanno rimanergli realmente accanto mentre porta la croce ed aiutandolo a portare la croce. E, in questo senso, Dio onnipotente, che vede ciò che noi non vediamo e sa quel che noi non sappiamo, esprime continuamente nella storia, ed esprimerà soprattutto alla fine dei tempi, giudizi tanto ineccepibili quanto almeno in parte sorprendenti e imprevedibili.

Insomma, l’onnipotenza di Dio è la condizione ontologica della indefettibilità della sapienza di Dio e della natura perfettamente equanime ma non indifferenziata della misericordia di Dio che, come lascia intendere la stessa parola, è donazione di cuore, di affetto, di amore, di aiuto, di ristoro, di premio soprattutto per coloro che non solo sono oggettivamente miseri ma si sentono anche soggettivamente e sinceramente miseri di fronte a Dio e alla sua volontà di santità. Dio può essere misericordioso verso tutti e verso ciascuno, con una intensità affettiva che è al tempo stesso identica per tutti e variabile per ciascuno, proprio perché è onnipotente. Dio è sicuramente buono e giusto perché è onnipotente, e dunque noi, se siamo in buona fede, non abbiamo motivo di temere l’onnipotenza divina essendo essa la garanzia che le speranze di chi onestamente confida nella sua misericordia non potranno andare deluse.

Dio è onnipotente e quindi può fare quello che vuole, ma siamo certi che qualunque cosa vorrà fare la farà sempre nel segno di una sapienza e di una verità insuperabili, di una giustizia e di un amore perfetti e ineguagliabili. Però, osserva ancora il papa giustamente, il vero potere divino è la capacità di Dio di soffrire con noi, di non lasciarci mai soli nelle nostre sofferenze, a causa delle sofferenze patite da Cristo, e di incoraggiarci con lo stesso esempio del figlio suo divino a lasciare la via del male e della perdizione per metterci dalla sua parte e proseguire un cammino di salvezza insieme a lui. Questo Dio onnipotente è felice ogni qual volta ognuno di noi, in qualità di sacerdote profetico e regale o di sacerdote ministeriale, si impegna affinché «il mondo diventi liturgia», affinché, per concludere con le parole di Benedetto XVI,«la liturgia non sia una cosa accanto alla realtà del mondo, ma…il mondo stesso diventi ostia vivente, diventi liturgia» (Ivi).